Nessun sogno è mai stato così insensato come la sua spiegazione. (Elias Canetti)

lunedì 25 gennaio 2010

MILANO, QUALCHE VITA FA


Mi guardo le dita, sfregando i polpastrelli, sporchi di grafite.
Mi sarebbe piaciuto carezzar corde, come si carezza la pelle di una donna e la sua seta.
A grandi passi il ballerino entra e la stanza trattiene il respiro.
Rumori di tacchi che percorrono corridoi di albergo, al primo mattino, quando si svegliano voci senza corpo di inservienti e fantasmi.
Forse da qualche parte ci sei anche tu.
Un fondale di città e, sopra, l’abbozzo della mia figura tratteggiata sul vetro.
Il ballerino ingaggia una lotta contro il vuoto, lacerando un pomeriggio di gechi e polvere.
L’Universo pesa sul letto, coperta ruvida color caffellatte e lenzuola a prestito.
Là fuori da qualche parte è nato il tango, nei miasmi fetidi di qualche giungla, gigantesche madri color ebano e seni lucidi di olio e sale.
Da qualche parte sono nato io, in questo albergo di stanze che sbadigliano e radio che bisbigliano.
Il ballerino volteggia diabolico, biblici denti che stridono con suono di ottoni e motori scarburati.
Qualcuno mi ha dato la chiave sbagliata.

sabato 23 gennaio 2010

JULIAN BORGES





Sì, lo ammetto, sono attratto da un uomo e il suo nome è Julian Borges.
Julian è l’uomo che mi sarebbe piaciuto essere: alto, belloccio, biondo e olivastro, mascella quadra da soap opera, un passato misterioso e oscuro che attira tanto le donne (sia quelle con la vocazione da “io ti salverò” sia quelle in cerca del bad guy tout court) e un presente da avventuriero in giro per il mondo giustificato dalla professione/hobby di fotografo.
Beh, oddio… Molto probabilmente la soddisfazione di essere Julian durerebbe una decina di minuti, poi starei già a struggermi di nostalgia per la vecchia e tranquilla vita da Massimiliano, e comunque non sono mai stato bravissimo a far foto.
Julian Borges è il personaggio “testimonial” della ONLUS Ricerca e Cooperazione, ideato dal sottoscritto e realizzato graficamente dal bravo disegnatore Spartaco Ripa (colori di Laura Bellocco e impaginazione grafica del folle e geniale Francesco Graziosi, così ho citato tutti…)
L’editing del fumetto è della Scuola Internazionale di Comics di Dino Caterini, che detiene il merito (o la colpa…) di aver riunito e coordinato tutte queste menti creative.
Il compito iniziale che mi è stato posto dai responsabili di RC era quello di trovare un personaggio attraverso i cui occhi il lettore riuscisse ad avere un’idea del lavoro effettivo delle ONLUS nel mondo, il tutto però nella forma di avventure leggibili e non di noiose dissertazioni sull’argomento.

È venuto fuori Julian Borges, volutamente costruito sull’immagine di anti-eroe alla Corto Maltese (con le debite proporzioni, ci mancherebbe!), un protagonista che al momento opportuno si fa da parte e lascia la scena ai personaggi di ciascuna storia, che con le loro azioni e i loro pensieri raccontano le proprie vite, semplici e per questo uniche e insostituibili.
Le situazioni in cui Julian si viene a trovare sono basate su reali documentazioni, e i luoghi in cui si muove sono quelli dove operano attivamente le ONLUS.
Naturalmente mi è piaciuto metterci un tocco soprannaturale, perché senza Dei o spiriti alla lunga mi sento triste e solo, e fortunatamente i committenti sono persone intelligenti e aperte che hanno accettato questo spunto, consigliandomi anzi a riguardo nella maniera migliore.
Per sua stessa ammissione, a Julian capita di “vedere delle cose”.
Non sappiamo perché Julian usufruisca di questo canale aperto col mondo dell’aldilà, forse per qualche avvenimento oscuro nel suo passato, parentele particolari o forse semplice predestinazione, sta di fatto che il nostro ha la capacità di dialogare con gli spiriti e i fantasmi di cui è pieno il mondo, per chi ha gli occhi per vedere.
Dal momento che Julian è un tipo che viaggia molto, ad ogni storia sono stato “costretto” a studiare la mitologia originaria del luogo, attitudine che mi piace tantissimo, perché le storie dei miti definiscono al meglio, a mio parere, il nostro atteggiarsi ad essere uomini e donne.
Fino adesso sono usciti due albi di Julian Borges: “Le avventure di Julian Borges” e un altro di prossima pubblicazione (credo che al momento in cui scrivo stia in stampa) di cui ignoro il titolo effettivo ma posso citare quello provvisorio: “Il mondo delle ONG”.
Le avventure…” raccoglie tre storie in cui Julian interagisce, dal lato soprannaturale, con il fantasma di Alessandro Magno, la manifestazione del dio egizio Amon-Ra, l’ombra spirituale di uno sciamano ghanese e un gruppo di graziose divinità quecha, tra cui Pachamama, Madre Terra. Non male come esordio, credo.
Il secondo albo è un po’ più didascalico e Julian si trova a discorrere in una strana notte africana con Eshu, dio degli inganni e dello scherzo, riguardo alla storia delle ONLUS e al loro motivo di esistere.
Entrambi gli albi sono distribuiti dalla stessa ONLUS Ricerca e Cooperazione nell’ambito delle loro attività.

giovedì 21 gennaio 2010

VIGNETTE DIVERSAMENTE DIVERTENTI





SUPERABILE MAGAZINE è un mensile tutto nuovo dedicato al mondo dei disabili.
Al contrario del modo in cui mi è capitato di veder trattato l’argomento più di una volta, il tono è tutt’altro che “buonistico” e compassionevole. Pur non glissando sui problemi, li espone senza melodrammi, per così dire, visti dall’interno.
A mio parere questo concetto è espresso perfettamente dalle parole che riporto qui sotto, trovate su un articolo del portale (www.superabile.it), non ricordo la fonte ma spero nessuno ne abbia a male.

Il modo di vivere l’handicap non è subirlo o ostacolarlo ma diventarne protagonisti. Agire senza pensarci troppo addosso.

Sempre alla ricerca di chiavi per vivere una vita che spesso mi sta addosso in maniera un po’ strana (non riesco a capire se larga o stretta, avete presente quei vestiti comprati in saldo, che all’inizio sembrava una buona occasione ma poi…) faccio mia questa frase, pur non essendo ufficialmente un disabile.

Quindi: Il modo di vivere la propria “diversità” – perché tutti siamo “diversi” l’uno con l’altro – è diventarne protagonisti, e non farsela appiccare addosso secondo gli standard degli altri. Come direbbe una mia cara amica, rifiuto di accettare le accuse di inadeguatezza che mi vengono vomitate addosso, perché contrastano con la perfezione del piano divino del mio Essere (… era così? :))

Ho il piacere di contribuire alla realizzazione di SUPERABILE MAGAZINE, nell’umile ma difficile ruolo del giullare, ovvero come sceneggiatore della pagina umoristica di vignette. Il disegnatore è il talentuoso Nishi, con cui ho già collaborato in precedenza e che, soprattutto, è un amico.
L’idea è di realizzare in futuro vere e proprie strisce, con personaggi fissi e situazioni seriali. Per il momento stiamo sfornando vignette a tema “handicap”, mi auguro abbastanza divertenti.

Alle persone disabili piace l’ironia, dice Stefano Benni. “Hanno voglia di ridere, di prendersi in giro e di prendere in giro. Questo almeno è quanto ho vissuto io personalmente".

(Per scaricare gratuitamente la versione pdf di SUPERABILE: http://www.superabile.it/web/it/SUPERABILE_MULTIMEDIA/Superabile_Magazine/)

NOTTURNO

Il saggio indica la Luna, il bambino la tocca.

mercoledì 20 gennaio 2010

REPRISE

Dunque torniamo a queste sudate carte (immagine che mi ha sempre provocato un certo disgusto, oltretutto lo schermo imbrattato di sudore è un’immagine tanto repellente quanto imbarazzante… ci tengo al mio netbook!)
Mi sono accorto di essere partito nella maniera sbagliata con questo blog. Al solito, mi sono imposto standard elevati che non sono riuscito poi a mantenere. È anche vero che i miei parametri di riferimento sono Buddha e William Burroughs, ma, per citare il grande Woody, se uno deve scegliersi un modello chi si sceglie, il portiere del condominio?
Oltretutto il mio ha più di 80 anni ed il suo interesse maggiore è quello di fissare i citofoni, non lo vedo come un forte incentivo al miglioramento. Magari ha anche l’hobby di leggere blog, e se sta leggendo questo mi sono reso difficile la vita (un portiere sa fartela pagare, se vuole), ma tant’è… sopravviverò anche a questa.
Dopo un periodo scorpionico in cui ho bazzicato i bassifondi della mia anima, tra Largo della Autocommiserazione e Viale dell’Inadeguatezza… sì, proprio dalle parti di Viale Malinconico e Parco dei Rimpianti!, ritorno in barca e mi avventuro nelle acque a me consuete, quelle della scrittura.
Che sia discreta o pessima non sta a me dirlo, ma di fatto riempire spazi bianchi definisce al meglio il mio essere al mondo, come neanche il canto di antichissimi mantra o la contemplazione del proprio Sé può fare. (Il Sé…?. Seeeee…)
Uno stare al mondo che fino a poco tempo fa pensavo potesse essere meno solitario, ma in questi giorni viola di intenso Kali Yuga non si può fare troppo le mammolette. Sento già le urla del Sergente Karmico dritte nelle orecchie: “COSA ABBIAMO QUI? UNA FOTTUTA SIGNORINA? TIRA FUORI LE PALLE SPIRITUALI SOLDATO!!!”

(Tengo a dissociarmi dal linguaggio politically incorrect di quest’ultima frase, non è il mio ma quello della mia parte yang inconscia, ho tutto il rispetto di questo mondo per signorine e signorini, specialmente se fottuti,e anelo alla loro frequentazione.)
Insomma, rieccoci in barca, a scrivere nelle grandi onde dell’Etere. Le vele si gonfiano, l’orizzonte è incerto, e ho già nostalgia di una terra mai vista.
Stiamo a vedere.