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domenica 15 luglio 2012
venerdì 12 febbraio 2010
Sogno o son destro?
(INTRO)
Posto una vecchio raccontino, sullo stile del quaderno dei sogni, illustrato da Michele Gammieri (http://www.michelegammieri.it/).
Non trovo più molto interessante scrivere in preda a tali “flussi di coscienza”, che spesso diventano una svomitazzata dei propri (mal)umori alla faccia di chi legge, ma questo, riletto a distanza di anni, mi mette ancora un po’ d’angoscia.
E l’angoscia è la mia compagna di scompartimento, in questi giorni. Chiacchieriamo un po’ e guardiamo scorrere il paesaggio fuori i finestrini del treno.
Ma a Marzo resuscito.
Non trovo più molto interessante scrivere in preda a tali “flussi di coscienza”, che spesso diventano una svomitazzata dei propri (mal)umori alla faccia di chi legge, ma questo, riletto a distanza di anni, mi mette ancora un po’ d’angoscia.
E l’angoscia è la mia compagna di scompartimento, in questi giorni. Chiacchieriamo un po’ e guardiamo scorrere il paesaggio fuori i finestrini del treno.
Ma a Marzo resuscito.
Nel sogno c'è questa vecchia che impietosa continua a raccontarmi cose che non voglio sentire, col tono stupidamente giulivo della madre che ti dice quanto è bravo e intelligente il figliolo grasso e ottuso.
Per qualche motivo sono costretto a seguirla, incatenato da fili invisibili. Guardo questa insopportabile signora dai capelli bianchi, energica come una tedesca in vacanza.
Appena posso mi uccido, penso. Dovrei pensare "appena posso LA uccido", ma non è così, purtroppo. Errori di grammatica onirica.
Mi siedo al tavolo e imperterrita mi dice tutto, mi travolge di parole con enfasi da missionaria, come se dovesse in qualche modo rallegrarmi. Credo, ma non ne sono sicuro. Non so dire se si accorge che respiro a fatica, che trattengo dallo scoppiare in un pianto di cui mi vergognerei più di tanto ma che per qualche ragione mantengo a distanza.
Per qualche motivo sono costretto a seguirla, incatenato da fili invisibili. Guardo questa insopportabile signora dai capelli bianchi, energica come una tedesca in vacanza.
Appena posso mi uccido, penso. Dovrei pensare "appena posso LA uccido", ma non è così, purtroppo. Errori di grammatica onirica.
Mi siedo al tavolo e imperterrita mi dice tutto, mi travolge di parole con enfasi da missionaria, come se dovesse in qualche modo rallegrarmi. Credo, ma non ne sono sicuro. Non so dire se si accorge che respiro a fatica, che trattengo dallo scoppiare in un pianto di cui mi vergognerei più di tanto ma che per qualche ragione mantengo a distanza.
È un'inarrestabile Erinni, il mio orribile demone personale dei sogni, la Furia dalla permanente azzurrina e odor di lavanda, il cui compito è torturare la mia anima, piegarmi, umiliarmi.
Mi racconta della loro felicità, di quanto sia fortunato il mondo ad avere una coppia come loro, splendidi e invidiati e… Forse è riuscita nel suo intento perché finalmente scoppio a piangere, come un cretino.
La tortura non finisce, forse sono all'Inferno, girone degli Invidiosi suppongo.
Mi racconta della loro felicità, di quanto sia fortunato il mondo ad avere una coppia come loro, splendidi e invidiati e… Forse è riuscita nel suo intento perché finalmente scoppio a piangere, come un cretino.
La tortura non finisce, forse sono all'Inferno, girone degli Invidiosi suppongo.
La seguo su dei bagnasciuga dove si svolge una vita vacanziera fittizia, sotto un cielo talmente scuro che sembra di trovarsi in un’immensa caverna. È come un immenso squallido palcoscenico dove è stato allestito un improbabile stabilimento balneare, ma le voci mi sembrano fruscii d'insetti e le luci quelle di neon difettosi. Il mare non lo vedo, a meno che non sia quella forma grigia in lontananza, un'enorme massa di plastica fusa.
Succede qualcos'altro, forse qualcosa di talmente orribile che non riesco adesso a ricordarmene… e finalmente mi trovo solo sul pontile.
L'acqua, perché in effetti c'è l'acqua, brulica di forme nere, troppo veloci per essere dei semplici topi.
Mi ripugna di gettarmi tra di loro, ma non vedo alternative.
Sto per farlo quando qualcosa mi si aggrappa alla maglietta, da dietro.
L'acqua, perché in effetti c'è l'acqua, brulica di forme nere, troppo veloci per essere dei semplici topi.
Mi ripugna di gettarmi tra di loro, ma non vedo alternative.
Sto per farlo quando qualcosa mi si aggrappa alla maglietta, da dietro.
Cerco di voltarmi e non riesco a vederlo, ma sento il peso e il calore sulla schiena. È rimasto incastrato con le sue unghie alla stoffa, e alzandomi me lo porto appresso. Sento che mugola, un vago gemito che ricorda la parodia di un miagolio felino.
Mi prende il panico e lo schifo. Di solito adoro i gatti, ma questo essere avvinghiato alla mia schiena mi fa orrore. È caldo e insolitamente immobile, sento appena il tocco degli artigli sulla mia pelle nuda. È un contatto osceno, insopportabile.
Mi prende il panico e lo schifo. Di solito adoro i gatti, ma questo essere avvinghiato alla mia schiena mi fa orrore. È caldo e insolitamente immobile, sento appena il tocco degli artigli sulla mia pelle nuda. È un contatto osceno, insopportabile.
Assurdamente mi viene in mente la carta numero 0 dei Tarocchi, il Matto. Un uomo senza senno si sta per lanciare da un dirupo e un cane gli azzanna un polpaccio. Per trattenerlo? Per accelerarne la caduta?
Il sogno prosegue, in qualche modo che non ricordo. Posso dire che non mi butto più tra le cose guizzanti nell'acqua, né che riesco a capire l'identità dell'animale che mi si è appiccicato alla schiena, forse mi è entrato dentro ed ha preso il posto di un organo interno. Ora lavora diligentemente, drenando liquidi, filtrando succhi.
Il sogno prosegue, in qualche modo che non ricordo. Posso dire che non mi butto più tra le cose guizzanti nell'acqua, né che riesco a capire l'identità dell'animale che mi si è appiccicato alla schiena, forse mi è entrato dentro ed ha preso il posto di un organo interno. Ora lavora diligentemente, drenando liquidi, filtrando succhi.
Entro in quell'anticamera della realtà che è il dormiveglia. Le visioni sono terminate ma lo stato d'animo persiste: solitudine, gelosia, invidia, autocommiserazione.
Poi lo vedo. Non c'è molto da descrivere intorno, ci siamo solo io e lui. È vestito completamente di nero, persino le sue mani sono coperte da guanti neri di pelle, come un assassino dei film di serie B anni 70.
Indossa la mia faccia come indossa quei guanti, quindi è errato dire che sono io.
Sorride come credo di non aver mai sorriso, non c'è una traccia di umanità in quel sorriso, ma solo cinismo, disillusione, egoismo e superiorità.
Parliamo, a lungo. È un assassino, è il suo lavoro, anzi no, è il suo piacere.
La ucciderà. Non una volta, ma decine, centinaia, migliaia di volte se necessario, finché sarò libero.
Poi lo vedo. Non c'è molto da descrivere intorno, ci siamo solo io e lui. È vestito completamente di nero, persino le sue mani sono coperte da guanti neri di pelle, come un assassino dei film di serie B anni 70.
Indossa la mia faccia come indossa quei guanti, quindi è errato dire che sono io.
Sorride come credo di non aver mai sorriso, non c'è una traccia di umanità in quel sorriso, ma solo cinismo, disillusione, egoismo e superiorità.
Parliamo, a lungo. È un assassino, è il suo lavoro, anzi no, è il suo piacere.
La ucciderà. Non una volta, ma decine, centinaia, migliaia di volte se necessario, finché sarò libero.
E me lo fa vedere, a titolo "promozionale", come un rivenditore che ti pulisce il tappeto del soggiorno volutamente sporcato in precedenza. Non è un bello spettacolo e ve lo risparmio. Alla fine sono tutto macchiato di sangue, anche se istintivamente mi sono appiattito in un angolo di questa stanza informe dalle mille pareti. Non posso fare a meno di notare la mia vigliaccheria, non ho comunque mosso un muscolo per aiutarla, anche se lei non ha fatto uscire neanche un lamento mentre lui la… Vigliaccheria? Aspetta, non è così… Io non ho paura di lui. Non ho la minima paura del mio assassino.
È tutto quello che ho rifiutato. È la strada che non ho scelto. È la faccia delle persone che ho disprezzato. E ora ne ho bisogno. Il mio fallimento? La mia evoluzione? Forse né l'uno né l'altro.
Ora sono uscito dal sogno (forse) e sto scrivendo queste righe. C'è qualcosa attaccato alla mia schiena, e si muove.
Ora sono uscito dal sogno (forse) e sto scrivendo queste righe. C'è qualcosa attaccato alla mia schiena, e si muove.
llustrazioni di Michele Gammieri -(http://www.michelegammieri.it/).
sabato 23 gennaio 2010
JULIAN BORGES




Sì, lo ammetto, sono attratto da un uomo e il suo nome è Julian Borges.
Julian è l’uomo che mi sarebbe piaciuto essere: alto, belloccio, biondo e olivastro, mascella quadra da soap opera, un passato misterioso e oscuro che attira tanto le donne (sia quelle con la vocazione da “io ti salverò” sia quelle in cerca del bad guy tout court) e un presente da avventuriero in giro per il mondo giustificato dalla professione/hobby di fotografo.
Beh, oddio… Molto probabilmente la soddisfazione di essere Julian durerebbe una decina di minuti, poi starei già a struggermi di nostalgia per la vecchia e tranquilla vita da Massimiliano, e comunque non sono mai stato bravissimo a far foto.
Julian Borges è il personaggio “testimonial” della ONLUS Ricerca e Cooperazione, ideato dal sottoscritto e realizzato graficamente dal bravo disegnatore Spartaco Ripa (colori di Laura Bellocco e impaginazione grafica del folle e geniale Francesco Graziosi, così ho citato tutti…)
L’editing del fumetto è della Scuola Internazionale di Comics di Dino Caterini, che detiene il merito (o la colpa…) di aver riunito e coordinato tutte queste menti creative.
Il compito iniziale che mi è stato posto dai responsabili di RC era quello di trovare un personaggio attraverso i cui occhi il lettore riuscisse ad avere un’idea del lavoro effettivo delle ONLUS nel mondo, il tutto però nella forma di avventure leggibili e non di noiose dissertazioni sull’argomento.
È venuto fuori Julian Borges, volutamente costruito sull’immagine di anti-eroe alla Corto Maltese (con le debite proporzioni, ci mancherebbe!), un protagonista che al momento opportuno si fa da parte e lascia la scena ai personaggi di ciascuna storia, che con le loro azioni e i loro pensieri raccontano le proprie vite, semplici e per questo uniche e insostituibili.
Le situazioni in cui Julian si viene a trovare sono basate su reali documentazioni, e i luoghi in cui si muove sono quelli dove operano attivamente le ONLUS.
Naturalmente mi è piaciuto metterci un tocco soprannaturale, perché senza Dei o spiriti alla lunga mi sento triste e solo, e fortunatamente i committenti sono persone intelligenti e aperte che hanno accettato questo spunto, consigliandomi anzi a riguardo nella maniera migliore.
Per sua stessa ammissione, a Julian capita di “vedere delle cose”.
Non sappiamo perché Julian usufruisca di questo canale aperto col mondo dell’aldilà, forse per qualche avvenimento oscuro nel suo passato, parentele particolari o forse semplice predestinazione, sta di fatto che il nostro ha la capacità di dialogare con gli spiriti e i fantasmi di cui è pieno il mondo, per chi ha gli occhi per vedere.
Dal momento che Julian è un tipo che viaggia molto, ad ogni storia sono stato “costretto” a studiare la mitologia originaria del luogo, attitudine che mi piace tantissimo, perché le storie dei miti definiscono al meglio, a mio parere, il nostro atteggiarsi ad essere uomini e donne.
Fino adesso sono usciti due albi di Julian Borges: “Le avventure di Julian Borges” e un altro di prossima pubblicazione (credo che al momento in cui scrivo stia in stampa) di cui ignoro il titolo effettivo ma posso citare quello provvisorio: “Il mondo delle ONG”.
“Le avventure…” raccoglie tre storie in cui Julian interagisce, dal lato soprannaturale, con il fantasma di Alessandro Magno, la manifestazione del dio egizio Amon-Ra, l’ombra spirituale di uno sciamano ghanese e un gruppo di graziose divinità quecha, tra cui Pachamama, Madre Terra. Non male come esordio, credo.
Il secondo albo è un po’ più didascalico e Julian si trova a discorrere in una strana notte africana con Eshu, dio degli inganni e dello scherzo, riguardo alla storia delle ONLUS e al loro motivo di esistere.
Entrambi gli albi sono distribuiti dalla stessa ONLUS Ricerca e Cooperazione nell’ambito delle loro attività.
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