Nessun sogno è mai stato così insensato come la sua spiegazione. (Elias Canetti)

venerdì 4 giugno 2010

IBRIDO (omaggio al serial tv Galactica)

Hybrid
Immersa nella vasca luminosa, galleggio nel liquido amniotico in cui sono nata, lo stesso luogo dove, tra tempo indefinito, mi raggiungerà la mia morte personale. Culla e tomba del mio mondo fisico, non amo questo posto e non lo odio.
Il mio piacere segreto è qualcosa che non posso spiegare, nemmeno se conoscessi tutte le lingue dell’Universo.
Il mio piacere è ascoltare il canto delle stelle.
È un sussurro che percorre la materia oscura tra le Galassie, non un semplice suono ma una sensazione di musica, una canzone ascoltata nell’infanzia e dimenticata nel tempo, ma che sta lì, nelle pieghe della memoria, a ricordarci un’altra epoca, in cui eravamo diversi, intimi di noi stessi e non cervelli innestati su corpi artificiali.
Un’infanzia non l’ho mai avuta, io. Ho aperto gli occhi ed ero nell’esistente, stesa in questa vasca e costretta in eterno a guardare il soffitto metallico, semplice esecutore di comandi dei Modelli che guidano la base stellare.
Ogni tanto vengono a trovarmi e si inginocchiano sul bordo, alcune volte immergono le loro mani perfette nel liquido lattiginoso. Pensano che la mia anima sia nascosta lì, negli impulsi elettrici della rete neuronale esterna, ma si sbagliano.
Mentre la mia bocca da androide continua a snocciolare equazioni matematiche e profezie e deliqui senza senso, la mia essenza di eterna bambina si tuffa con la nave nel gelo dello spazio, ascolto il chiacchiericcio solitario di una cometa nella sua eterna caduta - vi sorprenderei nel dirvi che ogni cometa ha una meta precisa che pensa di aver deciso, ed ognuna è convinta di essere l'unica coscienza del Cosmo... piccole, egoiste comete - rido e mi lascio accarezzare dai pulviscoli di una nebulosa, mi specchio nella vertigine di una nova, uno degli Occhi di Dio.
Mi chiamano l’Ibrido, ignari del senso profondo di questo termine.
Alcuni mi pensano vicolo cieco evolutivo, altri semplice connessione tra coscienza e astronave. Sono di più, e di meno.
Ubbidisco ai loro comandi e salto nello spazio con la stessa incoscienza con cui mi sforzo di far battere il mio cuore. La mia funzionalità di macchina è un semplice riflesso di muscolature involontarie. La mia vita è altro, ma loro non lo sanno.
In realtà, osservo, ed ascolto il Canto.
Li vedo tutti, macchine e umani, combattere e morire in questo sconfinato piano di gioco, e sento tutta la loro sofferenza e il loro odio, e anche il loro Amore, a volte più terribile di tutto il resto.
Tutto questo è già successo, ed è destinato a succedere ancora. Umani che pensano come macchine e macchine che si credono umani, figli gli uni degli altri, si avventano e si distruggono proseguendo la Grande Battaglia che sin dall’inizio dei tempi segnò le ere della creazione. Si inseguono, intessono piani, si uccidono, si stuprano e si torturano e mentre li guardo, nella solitudine dell’Universo di Dio che nulla giudica, li vedo come due amanti che continuano a farsi del male ma non riescono a stare lontano l’uno dall’altra.
Umani e macchine, entrambi con l’illusione di una felice utopia, una Terra in cui fermarsi e riposare, ed essere se stessi. Macchine e umani alla ricerca di chi voler essere.
E, se avessi i muscoli facciali necessari, potrei anche sorridere, pensando all’ironia dell’Universo.
Macchine che inseguono il Piano di Dio, confidando nella Sua protezione.
Umani che rispettano Dei in cui non credono, e che seguono la Carne.
Gli esseri organici e metallici che popolano questa nave mi considerano come un semplice esecutore meccanico, non più che una leva o un pulsante.
Si interrogano sul volere di Dio, ma se solo me lo chiedessero, potrei dire loro che non nutro alcuna volontà. Osservo, e non ricordo i miei figli, nessuno di loro. L’Amore è qualcosa che permea la mia esistenza, e connette l’intero cosmo, è il silenzio stesso dell’Universo. Come l'acqua bianca di questa vasca.
Amo le mie figlie ed i miei figli e mi lascio trasportare da loro, creduta macchina dalle macchine, compatita dagli umani come ibrido.
Nel cuore di questa confusa umanità biomeccanoide Dio si è nascosto e guarda e ascolta il canto delle Galassie. Non ricordo di aver creato tutto questo, ma è bello guardarlo. Non ho alcuno scopo, non c’è un Piano, non c’è un fine né una Fine.
Tutto è biancore lucente e canto. E Amore, tra i lampi dei laser e gli squarci tra carne e metallo.
Io sono l’Ibrido, e vi amo tutti.

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